Quando nel sonno abbiamo un incubo spaventoso,
tutto ci sembra vero; ma, quando ci svegliamo, ci accorgiamo che era soltanto
un sogno. Lo stesso vale per le gioie oniriche; sul momento tutto ci sembra
reale, ma, quando ci svegliamo, ci rendiamo conto che si trattava di un sogno.
Da che cosa lo scopriamo? Dal fatto che
ci svegliamo.
Ci vuol poco a capire che anche la vita
di tutti i giorni, in cui sperimentiamo felicità e tormenti, non è che un
sogno. Da che cosa lo capiamo? Dal fatto che ci svegliamo. E il risveglio è la
morte.
Tutto ciò che finisce (dopo essere
iniziato) non è che un sogno.
Tuttavia il risveglio finale non porterà
a una vera liberazione (ma ad un altro sogno) se, durante la vita, non avremo
meditato, se cioè non ci saremo convinti direttamente che viviamo in un sogno e
che siamo sogni.
Nel risveglio finale, con la morte del
corpo, scompaiono l’io e la coscienza. Ma un conto è guardare la morte con il
terrore di perdere il corpo, l’io e la coscienza, e un altro conto è guardarla
come una liberazione da tutti questi limiti e il recupero della propria natura
ultima che sta prima di tutti questi sogni.
Ciò che sogna è la nostra mente, che
proietta l’immagine dell’universo con tutte le immagini che contiene. La morte spazza
via ogni cosa e la meditazione ci fa familiarizzare in vita con la meravigliosa
esperienza di questo immenso vuoto che rimane alla fine.
Sparisce ciò che non aveva vere basi, un
reale statuto ontologico, ciò che non era che un sogno, ma rimane la realtà.
Buongiorno Signor Claudio, pensavo alla cosidetta ghiandola pineale il terzo occhio, e alla importanza che ha in medicina e sopratutto nei casi di perdita di umore e depressione, ma anche e sopratutto al fatto che tenendola diciamo allenata con la meditazione ridurrebbe anche l'uso o abuso di farmaci nella fattispecie psicofarmaci, insomma non capisco perche' la scienza medica in generale non ne parli.
RispondiEliminaLa medicina è ancora molto arretrata. Sa ben poco dell'intreccio fra stati mentali e stati fisici.
RispondiElimina