Se non ci fosse lo spazio, tutto sarebbe
Uno e non ci sarebbe lo spezzettamento della materia che chiamiamo mondo. Se
non ci fosse il tempo, tutto avverrebbe nello stesso istante e non ci sarebbero
né il passato né il futuro né alcuna delle preoccupazioni e delle paure che ci
sono abituali. Se non ci fosse la coscienza, non ci sarebbero né lo spazio né
il tempo né il corpo né il mondo, e non ne sentiremmo la mancanza. Quando siamo
addormentati nel sonno profondo, desideriamo forse qualcosa? Ma basta un sogno
o lo stato di veglia ed eccoci sprofondati nelle mille ansie e sofferenze dell’esistenza.
Con la comparsa della coscienza e dello
spazio-tempo, noi ci identifichiamo con un corpo, e da quel momento nasce la
paura di morire e l’illusione che qualcuno o qualcosa ci liberi dalla morte.
Se Dio è colui che crea tutto, allora è
a nostra coscienza. Ma la coscienza muore con la morte del corpo. E tuttavia c’è
qualcosa che è cosciente della coscienza – il testimone, l’atman, che sta al di là della vita e della morte.
Il testimone è il non-nato, e il
non-nato è ovviamente anche il non-morto. Aggrappiamoci dunque non al corpo e
nemmeno alla coscienza, ma al testimone che è senza inizio e senza fine.
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