Gli
uomini sono tutti convinti che, senza legami e attaccamenti, l’esistenza
sarebbe vuota e inutile. Ed è vero. Ma che cos’è l’esistenza se non uno spazio
di tempo che va da un minuto a cento
anni? E tutto il resto?
Il
primo attaccamento è quello alla madre che ci nutre, ci cura e ci fa crescere.
Potremmo non esserle attaccati? E subito dopo si forma l’attaccamento a noi
stessi, al nostro stesso io. Come potrebbe esistere la vita senza questo primo
e fondamentale sentimento? Da quell’attaccamento primario derivano tutti gli
altri. Pensiamo che, se non ci fosse, non saremmo attaccati a niente e a
nessuno.
Ma
sarebbe l’inferno – o piuttosto il paradiso?. Sì, perché, nel paradiso, non
potrebbe esserci nessun attaccamento, tanto meno a noi stessi. E dunque non ci
sarebbe bisogno di amore.
Questa
è la scoperta: dell’amore abbiamo bisogno qui e ora, in questo mondo, in questa
vita del desiderio e della mancanza. Ma nell’assoluto no.
Nell’assoluto
non ci sarebbe bisogno né di ego né di amore, perché saremmo riunificati al
tutto.
L’amore
è proprio il segno di una realtà povera, di un mondo sempre bisognoso.
I
“bisognosi” sono proprio quelli che mancano del necessario.
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