Noi siamo convinti che questo stato di
esistenza, pieno di limiti fisici e mentali, tra la nascita e la morte, sia l’unica
realtà e consideriamo con orrore la perdita dell’individualità e il ritorno in
uno stato indifferenziato, dove mancherebbero sia l’io sia la consapevolezza.
Ma poiché l’esperienza di essere vivi
comporta sgradevoli esperienze di divisione e di isolamento, ci domandiamo se il
vero stato assoluto (e beato) non sia proprio quello indifferenziato, totale,
al di là della nascita e della morte, senza limiti, mentre questa esperienza di
essere vivi non sia un’illusione fugace o addirittura un malfunzionamento
cosmico, un’uscita temeraria dal Tutto.
Per noi, oggi, la massima paura è la
perdita della sensazione di essere. Ma forse questa sensazione di essere è una
spia che siamo malati, decaduti, soli e incompleti.
Comunque sia, lo stato illimitato e
indifferenziato è sempre presente e, quando l’esistenza attuale terminerà, riprenderà
il sopravvento. Dunque, potrebbe davvero essere la nostra vera natura.
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