Che cosa distingue ciò che è reale da
ciò che non lo è? Semplice. Ciò che non è reale (o poco reale) ha una breve
durata e poi scompare. Per esempio, un sogno può sembrare reale, ma, quando ci
si sveglia ed entriamo in un’altra dimensione, ci si accorge che non era reale.
Ne consegue che tutto ciò che vediamo e
viviamo, il mondo stesso e noi stessi, non è reale: è solo un sogno che dura un
certo numero di anni e poi svanisce. In tal senso, le cose sono più o meno
reali, ma mai del tutto. Noi viviamo nella dimensione del provvisorio, non in
quella dell’assoluto e dell’eterno, dell’ “adesso e sempre”.
Paroloni che per noi significano poco,
perché non abbiamo esperienza di altro. Se crediamo di capire il senso del
tutto, ci illudiamo. Le nostre parole e i nostri concetti non ce la fanno –
sono troppo limitati. Dovremmo abbandonare la mente stessa. Ma questo avverrà
con la morte o col samadhi.
Lo stato di cui parliamo è anteriore alla
mente e alla coscienza stessa. Non nasce e non muore, non è né questo né
quello.
Bisogna esserlo, non pensarlo. Qualcosa
si può cogliere già adesso, purché si sappia far silenzio e andare oltre noi
stessi.
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