Sembra
che l’amore sia il massimo dell’altruismo. Da noi ne hanno fatto perfino un
Dio. Ma all’origine non è così. Una forma di vita che vuole esistere vuole
anche riprodursi. E riprodursi è la
spinta a perpetuare se stessi – dunque il massimo dell’egocentrismo. È
sempre il “gene egoista” che dirige l’intero processo.
Il
mondo appare all’insegna dell’io. E combatte per affermare se stesso. L’amore
per la vita e quindi l’amore per l’altro appaiono perché c’è un ego che vuole farsi
strada. Perciò deve dividersi in due dando origine alla coscienza… per poi
riunificarsi.
Ma
poiché l’io non riesce a vincere la morte, resta qualcosa di incompiuto: un’apparenza
illusoria, fallimentare, che rientra là da dove è uscito. Un fallimento. Il
fantasma non riesce a farsi realtà durevole.
Prima
c’è un’oscurità magmatica e informe. Poi appare una forma che vuole individuarsi.
Ma da dove nasce una volontà del genere, se non dal magma stesso? Oggi la chiamano
fluttuazione quantistica.
C’è
dunque una tensione fin dall’inizio. E così torniamo al dualismo dinamico di
yang-yin, tenebre-luce, bene-male, amore-odio, attrazione-repulsione, altruismo-egoismo,
ecc.
Questo
significa che siamo ai limiti della ragione. In ogni caso, anche l’Uno vuol
perpetuare se stesso. L’Origine non cede, l’immanifesto non lascia campo libero
alla manifestazione. E se la riprende. Il massimo dell’egocentrismo.
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