All’inizio
vi è un Tutto e Unico che non conosce sofferenza. Poi il Tutto e Unico si
frammenta e si individualizza, identificandosi con molteplici forme e manifestando
il mondo. E qui nasce la coscienza come la conosciamo noi: una forza che è
presente a se stessa. Per essere presente a se stessa, deve però introdurre la
divisione dualistica - e qui penetra la
sofferenza e il desiderio di riunificazione.
Dualismo
significa che devono esserci un soggetto e un oggetto. Compaiono dunque divisione
e individuazione, identificazione e appartenenza, attrazione e repulsione,
gioia e sofferenza, amore e odio, vita e morte. Questi sono i due poli, le due
coppie, attraverso cui si dispiega la nostra esistenza.
In
tal senso, possiamo dire che la nostra identità ultima o prima non sta qui in
questo soggetto, in questo corpo, in
questa mente, in questo io e in questa coscienza, ma in quel Tutto e Unico che
è l’originaria Forza coesiva. Qualcosa ha rotto i legami iniziali (di qui l’idea
popolare di caduta o peccato originale) per poter produrre conoscenza,
individuazione e coscienza.
Ma
la coscienza ha un prezzo – la sofferenza. Ed è per questo che è destinata a
sparire nel Tutto cosmico.
Il
fatto che la coesione iniziale abbia ceduto non ha di per sé un valore
negativo. Può essere un semplice gioco dialettico fra l’Uno e la molteplicità.
La
nostra pretesa di rimanere individualmente eterni va sempre frustrata, a meno
che… sia un lavorio dello stesso Uno per acquisire coscienza di sé attraverso
le coscienze individuali. Ma non è detto che lo stato di coscienza sia
superiore a quello di non-coscienza. Potrebbe essere una lotta dell’Uno a
trasformare se stesso. Nel qual caso… il gioco approderebbe a un nuovo stato:
il nuovo Dio.
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