Il sogno di tutti sarebbe quello di essere immortali o di avere un’altra vita in un aldilà o chissà dove. Tutti sentono che la vita è il bene più prezioso e la morte il male peggiore. Ma non è così. Quando ci avviciniamo alla vecchiaia ci accorgiamo che essere vecchi non è affatto un vantaggio. Perdiamo le forze, ci ammaliamo e spesso ci riduciamo a farci addosso i bisogni. Vivere anche solo 150 anni o 200 sarebbe una catastrofe. Inoltre è necessario lasciar spazio ai nuovi venuti.
Il problema è che siamo troppo attaccati al nostro io, fisico e mentale, e non vorremmo mai perderlo. Eppure, orgogliosi come siamo, non ci rendiamo conto che saremo mangiati dai vermi, così come noi abbiamo mangiato tutti gli altri animali e vegetali.
Questo non è un bel mondo, anche se ha momenti di felicità.
La paura della morte è però troppo forte. Abbiamo la sensazione di finire nel nulla.
Allora sarebbe meglio cambiare prospettiva. In realtà siamo usciti dal Tutto o dall’Uno e abbiamo costituito un isolotto separato e isolato. Abbiamo guadagnato un’individualità e una coscienza. Ma tutto questo non può durare: prima o poi il mare sommergerà l’isolotto.
Subiremo sì una perdita, ma non così grave come quella precedente - quella di esserci staccati dal Tutto.
Ragioniamo così: abbiamo perso il Tutto per avere il poco. Con la morte perderemo il poco per ritornare al Tutto.
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