Quasi tutti pensano che la meditazione consista
nell’arrestare la mente. Ma perché? La mente è il frutto di una lunga
evoluzione, un prodigio della natura. Perché arrestarla?
Evidentemente ci provoca troppa sofferenza,
ci vomita addosso troppi pensieri negativi, un ingorgo di idee e immagini
incontrollabili.
In realtà, per meditare, non c’è tanto
bisogno di arrestare la mente, quanto di prenderne le distanze. Tu non sei né
il corpo né la mente. Tu sei colui che li osserva, che li guarda a distanza.
Questo è l’esercizio che devi fare.
Mentre osservi la mente, devi capire che ti
sei identificato con una tua funzione. Ma, se non sei la mente, chi sei?
Il testimone. È con questo che ti devi
identificare.
Quando la mente ti soffoca e ti tortura,
quando cioè il suo potere si rivolta contro di te, mettiti nella postura del
testimone. “Io non sono questo diluvio di pensieri. Io sono il testimone
pacifico e silenzioso.
In sostanza per liberare la mente, o per
liberarsi dalla mente, ci sono due strategie: la prima è rallentare la mente
(ma non si può andare oltre un certo limite) e la seconda è lasciarla stare e
prenderne le distanze.
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