Da noi la speranza è considerata una grande
virtù. Ma in realtà è più assimilabile al desiderio, nel senso che, se si spera
in qualcosa, vuol dire che non abbiamo quella cosa e la desideriamo.
È però ipotizzabile uno stato in cui non ci
sono né speranza né desiderio, non perché siamo disperati, ma perché non ci
manca nulla. Se poteste scegliere tra i due stati, quale scegliereste?
Da una parte c’è la coscienza dell’individuo
(piena di speranze e di desideri) e dall’altra c’è la coscienza onnipervadente
cui non manca nulla.
Che cosa sarebbe meglio?
La risposta sembrerebbe scontata. Ma non è
detto che molti sceglierebbero la prima, perché preferirebbero la trepidazione
del desiderio alla piattezza del possesso e della certezza dell’appagamento.
Questa è la realtà con cui abbiamo a che
fare. Un uomo senza desideri si annoierebbe. Allora non dite che non siamo
responsabili del mondo in cui viviamo. Ce lo siamo costruiti a nostra misura.
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