Questa espressione, oggi, appare obsoleta. Chi è che parla più di “pace eterna”? Nel nostro mondo c’è di tutto, ma non la pace... e men che meno eterna. La cerchiamo magari sulle montagne o al mare, in posti isolati, nelle famiglie, nell’amore, nei soldi, nel successo... ma dura comunque poco.
Il mondo non si basa sulla pace. Se stiamo fermi per mezza giornata, ci sentiamo già in crisi. Vogliamo muoverci, viaggiare, conquistare, fare e costruire - tutto meno che la pace.
La pace eterna la riserviamo ai cimiteri, perché lì ci sono silenzio e immobilità. Ma, per il resto, la rifuggiamo. Se anche troviamo un posto tranquillo, dopo un po’ ci annoiamo.
Non c’è niente da fare. Il mondo è costruito sull’attività, e nessuno può stare veramente in pace. Appena lo fa, la sua mente si mette a lavorare e allora è meglio muoversi e stordirsi.
La nostra mente non si ferma mai e ci tormenta. Questo è il problema. È la nostra coscienza che ci fa sentire sempre a disagio, perché questo è il destino di chi nasce. Sapere di essere è sì una gioia, ma anche una tortura che non finisce mai. Essere coscienti - diceva il saggio Eknath - è come essere punti da uno scorpione.
Allora non rimane che la morte. Ma la mente umana ha terrore della morte e vorrebbe un’altra vita dove ricominciare tutto daccapo.
Nessun commento:
Posta un commento