Esiste ancora presso tanti credenti l’idea che Dio sia come un buon pastore che ama, protegge e cura le sue pecore, ossia gli esseri viventi e gli uomini in particolare:
“Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.” (Giov. 10)
Non è però una similitudine felice. Innanzitutto, c’è l’idea che le pecore “appartengano” al pastore, siano di sua proprietà e quindi non siano autonome. E poi c’è un problema: che il pastore cura certamente le sue pecore, ma non per bontà o per amore. Infatti, alla fine, le porta comunque al macello.
Non ci fidiamo dunque dei pastori, smettiamo di fare le pecore e lasciamo perdere tutti coloro che, ammantati di belle parole e di propositi amorevoli, ci considerano un gregge da guidare e da sfruttare.
Nessun commento:
Posta un commento