giovedì 12 novembre 2020

I negazionisti

 

La biologa Barbara Gallavotti sostiene che nei negazionisti si attiva un processo mentale simile a quello della demenza, secondo il quale si diventa incapaci di distinguere tra informazioni fondate e informazioni infondate.

Non è però una novità. L’incapacità di distinguere tra il reale e il falso è tipica della condizione umana. Il mondo intero, così come ci si presenta, è una colossale mistificazione, una specie di sogno (o di incubo) a occhi aperti.

Ciò che tutti negano è l’inevitabilità della sofferenza, tanto che esiste una continua ricerca di una felicità durevole - cosa che è evidentemente impossibile. Si ripete di continuo, come un mantra, che la vita è bella, che è un dono divino, che è un bene moltiplicarla.

Perfino di fronte all’evidenza della malattia, della vecchiaia e della morte, ci si ostina a sognare qualche altra vita su questa terra o nell’aldilà.

Non ci si rende conto che tutto ciò che nasce è destinato a disgregarsi e a morire.

Così, invece di sognare improbabili rinascite (con le loro inevitabili ri-morti), cerchiamo di capire che cosa ci sia al fondo di tutto questo divenire e quale possa essere davvero un’esperienza di immortalità. Non una vita eterna, ma l’uscita dal binomio vita-morte, con tutte le sue contraddizioni.

La vita-morte va vista come un’allucinazione della mente, un abbaglio, e il cosmo come una bolla di sapone che prima o poi scoppia. Qui non ci sono né certezza né stabilità e le leggi della sopravvivenza sono feroci.

Quando non eravamo nati, eravamo forse infelici? Sentivamo forse qualche necessità, il bisogno di esistere?

 

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