Un tempo la nostra coscienza individuale non c’era; poi, senza chiedere niente a nessuno, è apparsa. Ma, alla fine della nostra vita, scomparirà di nuovo. Qualcuno
sostiene che essa in qualche modo rimane e può reincarnarsi o vivere un’altra vita. Però nessuno ha mai dimostrato una cosa del genere. Ed è ovvio: la coscienza individuale è legata al corpo
e muore con esso.
Forse, la parola “morire” non è giusta. Quando il calore di un corpo si raffredda, possiamo dire che è morto? Ma perché era “nato”? In realtà
si era prodotto in seguito a determinate condizioni e, quando queste condizioni spariscono, scompare anche lui.
Le cose vanno e vengono; in seguito alle condizioni generali, appaiono, e poi scompaiono di nuovo. Quando in un terreno deserto piove, fioriscono le piante. Ma nessuno lo ha deciso:
tutto avviene spontaneamente. O volete che qualcuno segua ogni filo d’erba e ne determini le condizioni?
Le cose apparse, prima o poi scompaiono; le forme di vita nate, prima o poi muoiono. Non si sfugge a questa logica. Se però una cosa non nasce, come fa a morire?
Ciò che sparisce, in realtà non è l’essere, ma il campo delle percezioni, delle sensazioni e dei pensieri legato ad esso. Il soggetto stesso, con la sua mente,
si è fatto un’idea sbagliata: quella di essere nato, quella di essere un io, quella di essere un essere che è nato e che morirà.
In verità sono tutte queste immaginazioni che muoiono. Ma ciò che c’è sotto o prima, ciò che non è mai nato, non può neppure morire.
I sogni e le fantasie muoiono. E muoiono perché non sono mai state reali.
Il problema è questo. Il nostro è un mondo immaginario, un film. Lui nasce e muore. Ma, prima del film, c’era un’altra realtà che non era mai nata.
Quella siamo noi.
Purtroppo, abbiamo sbagliato l’identificazione, abbiamo sbagliato il film - e tutti i film, tutti i sogni, sono destinati a finire. Dobbiamo capirlo.
Cerchiamo dunque di svegliarci dal sogno. E di scoprire che cosa c’è sotto.