La coscienza non è nient’altro che il
senso di essere. Ma questo senso di essere, che si forma a poco a poco e si
consolida gradualmente cambiando di continuo, è anche la scoperta di essere
soli, isolati, condizionati da tempo, spazio e mille altre cose e destinati
alla morte - dunque un senso di sofferenza che a tratti diventa intollerabile.
Ed è talmente penoso che molti ricorrono
ad ogni genere di droga, naturale o artificiale, per non pensarci.
Il fatto è che la nostra vera natura è
al di là di essere e non essere, di tempo e di spazio, di inizio e di fine,
eccetera eccetera… e resta la nostalgia di un paradiso perduto.
Quanta ignoranza al mondo! Quando nasce
un figlio, quando costringiamo l’incondizionato a coagularsi in un pezzo di
materia, festeggiamo. Invece è un funerale.
È vero che o momenti di felicità si
alternano a quelli di infelicità. Si tratta di vedere il bicchiere mezzo pieno o
mezzo vuoto. Tutti hanno ragione, dipende dai punti di vista. Però anche dall’esperienza:
non tutte le esperienze sono uguali. C’è chi è più fortunato e chi meno. Ma,
come osservava il Buddha, nessuno può sfuggire a malattia, vecchiaia e morte.
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