mercoledì 16 settembre 2020

Essere meno umani

 

Siamo così pieni di noi stessi che per noi “essere umani” significa essere buoni, comprensivi e generosi. Ci sembra di aver raggiunto la perfezione. Ma non è così: di strada verso la perfezione ce n’è ancora tanta. E non coincide con l’essere più umani.

Sarebbe ora di superare i limiti della nostra umanità, che resta ancora nel campo dell’animalità, e di non essere semplicemente umani. Non disumani, ma oltre-umani.

La vera religione non è adorare questa o quella divinità, ma è la meditazione, e la meditazione consiste nel prestare attenzione al nostro essere coscienti. Sì, perché di solito siamo abituati a prestare attenzione a qualunque cosa esterna, tranne che alla nostra stessa coscienza. Anche nelle religioni tradizionali.

L’uomo non si limita ad abitare il mondo, ma lo sfrutta e lo consuma. I grandi esploratori del passato avevano sì sete di conoscenza, ma erano sempre guidati da un desiderio di arricchimento e di sfruttamento delle terre e degli abitanti scoperti. E lo stesso avviene oggi nelle esplorazioni scientifiche e in quelle spaziali. Vorremmo magari conquistare qualche altro pianeta per fargli fare la fine di questo.

Tutto brucia in noi, fisicamente e mentalmente.

Tutto in noi è superficiale e rivolto all’esterno. Ma il testimone ultimo sta altrove, nel profondo e nell’interno. Anzi, è dappertutto.

Il nostro massimo desiderio sarebbe sopravvivere come individui in qualche paradiso. Ma queste sono fantasie dettate dal nostro egocentrico spirito utilitaristico.

La meta è un’altra: fondersi con il tutto, non con un pezzetto qualsiasi di un universo che, oltretutto, è una nostra proiezione.

 

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