Siamo così pieni di noi stessi che per
noi “essere umani” significa essere buoni, comprensivi e generosi. Ci sembra di
aver raggiunto la perfezione. Ma non è così: di strada verso la perfezione ce n’è
ancora tanta. E non coincide con l’essere più umani.
Sarebbe ora di superare i limiti della
nostra umanità, che resta ancora nel campo dell’animalità, e di non essere
semplicemente umani. Non disumani, ma oltre-umani.
La vera religione non è adorare questa o
quella divinità, ma è la meditazione, e la meditazione consiste nel prestare
attenzione al nostro essere coscienti. Sì, perché di solito siamo abituati a
prestare attenzione a qualunque cosa esterna, tranne che alla nostra stessa
coscienza. Anche nelle religioni tradizionali.
L’uomo non si limita ad abitare il
mondo, ma lo sfrutta e lo consuma. I grandi esploratori del passato avevano sì
sete di conoscenza, ma erano sempre guidati da un desiderio di arricchimento e
di sfruttamento delle terre e degli abitanti scoperti. E lo stesso avviene oggi
nelle esplorazioni scientifiche e in quelle spaziali. Vorremmo magari conquistare
qualche altro pianeta per fargli fare la fine di questo.
Tutto brucia in noi, fisicamente e
mentalmente.
Tutto in noi è superficiale e rivolto
all’esterno. Ma il testimone ultimo sta altrove, nel profondo e nell’interno.
Anzi, è dappertutto.
Il nostro massimo desiderio sarebbe
sopravvivere come individui in qualche
paradiso. Ma queste sono fantasie dettate dal nostro egocentrico spirito
utilitaristico.
La meta è un’altra: fondersi con il
tutto, non con un pezzetto qualsiasi di un universo che, oltretutto, è una
nostra proiezione.
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