La mente non è mai a riposo, tanto che è
stata paragonata a una scimmia che non sta mai ferma. La sua attività è
talmente febbrile che, per darle un po’ di sollievo, è necessario il sonno
notturno. Ma anche qui può continuare a sognare, e solo nel sonno profondo senza sogni, senza pensieri, senza
desideri, senza bisogni, senza immagini, senza angosce, senza stress, senza
piaceri e senza paure, smette veramente di lavorare.
Di giorno, per darle in pasto qualcosa
che non la faccia impazzire, sono stati inventati passatempi, giochi,
divertimenti, futilità e attività che la tengano impegnata.
La meditazione vorrebbe essere d’aiuto
per darle un po’ di sollievo, tanto che Patanjali, nei suoi Yogasutra, definisce la meditazione (dhyana) la sospensione delle attività
mentali.
Ma, quando cerchiamo di fermare le varie
attività mentali, ci accorgiamo di quanto sia difficile. Più che esserne noi i
padroni, ne siamo gli schiavi, i funzionari.
D’altra parte, la mente non si limita a
produrre pensieri, immagini e desideri, ma è anche la vera creatrice di questo
mondo. La mente proietta le varie forme che vediamo - e anche il tempo. La
mente è il divenire.
Tutto il nostro mondo è proiettato come
in un film dalla mente. E, finché siamo legati ad essa, per noi non c’è scampo
dalle tensioni della vita.
Dunque, se vogliamo la pace, se vogliamo
uscire dalla bolgia infernale che ci siamo creati, dobbiamo cercare ciò che sta
al di là e prima della mente, ciò che sta al di là e prima del tempo. Guardiamo
al sonno, alla meditazione e all’intensificazione della consapevolezza profonda
come esempi e mezzi.
Non troveremo forse la verità, ma ci
libereremo almeno per un po’ dalle falsità, dalla apparenze e dalle
rappresentazioni.