lunedì 22 novembre 2021

Maestri di vigilanza

 

Guardare in senso meditativo non è semplice, perché differisce dal comune guardare condizionato. È un guardare senza adesione, con distacco, lontano dagli estremi dell’attrazione e della repulsione, attento a non cadere nelle illusioni, nei miti, nei luoghi comuni – qualcosa che ricorda anche l’atteggiamento stoico, l’atteggiamento che ha fatto grande Roma e che, una volta abbandonato per dar seguito all’atteggiamento cristiano, basato sulla passionalità, l’emotività, la sottomissione e la credulità, ha decretato la fine dell’impero.

Facciamo la prova. Guardiamo le cose senza fedi, senza schemi, senza distorsioni, senza pregiudizi, obiettivamente. Guardiamole freddamente, ma con compassione per comunanza di destino. Non è facile. C’è sempre qualche deformazione, qualche emozione, qualche parzialità, qualche distrazione.

Il meditante deve invece deve continuamente tenere d’occhio il mondo e se stesso, il particolare e l’insieme, il lato oscuro e il lato luminoso, l’apparenza e la profondità, il dritto e il rovescio, la semplicità e la complessità, senza cedere agli alti e ai bassi della vita.

Non perde mai la concentrazione consapevole, ritorna sempre alla presenza mentale. È in tal modo che alla fine vede le cose così come sono. Il che non vuol dire che le cose siano in sé, indipendentemente dallo sguardo di chi le guarda, ma esattamente il contrario. Siamo noi che ci siamo messi nella posizione giusta per vedere, sia quel che sia.

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