Come c’è un benessere basilare legato
all’esistenza umana, così c’è anche un malessere. Non si può negare infatti che
la nostra vita sia limitata in un determinato spazio-tempo, condizionata,
confinata in un corpo e in un io che non possono essere cambiati, dominata da
opposti impulsi di attrazione/repulsione, piena di desideri insoddisfatti e contrassegnata da mille malanni, mille pericoli e mille
ignoranze. Non ci sono solo le sofferenze legate ai dolori fisici e morali, ma
anche quelle legate proprio al cambiamento e al divenire.
Se non si tiene conto di questo alternarsi
di benessere e malessere, se non ci si sente ristretti in questa condizione umana,
non si è portati per la meditazione, che parte sempre da un’insoddisfazione e
da una riflessione.
Il meditante queste cose le sa e ne
tiene conto, mentre l’incosciente, il non pensante, l’ignorante, oscilla da un
estremo all’altro illudendosi di sfuggire alla metà dolorosa della vita.
La meditazione è una visione sintetica
e serve anche a riequilibrare gli opposti stati d’animo. Il meditante non si
esalta quando le cose vanno bene e non si abbatte quando vanno male. Guarda
questa impermanenza con occhio distaccato, consapevole che questo è anche l’unico
modo per uscirne non distrutti.