Il mondo è come
uno spettacolo di luci, forme, odori, sapori, contatti e tante tante immagini
che ci abbagliano e ci coinvolgono. E gli uomini sono tanto spettatori quanto attori.
Recitano la loro parte sul palcoscenico ridendo, piangendo, amando, odiando…
Ma poi lo
spettacolo finisce e gli attori si ritrovano smarriti – non sanno bene chi
sono. Quando recitavano una parte lo sapevano, ma ora?
Ed ecco che
subentrano la depressione e lo smarrimento.
Finché rimanevano
l’eccitazione e l’energia della recita, andava tutto bene. Però ora devono fare
i conti con se stessi. E scoprono che non sanno chi sono.
Sanno solo che
non sono i loro ruoli, i loro personaggi. E intuiscono che sotto c’è qualcos’altro,
qualcun altro. Ma non riescono a trovarlo.
Il problema è
che cercano un’altra parte, un altro personaggio, qualcosa da recitare. E qui
non si recita più. Qui sono finiti tutti i ruoli. Qui bisogna trovare qualcosa
di autentico, ossia quel qualcosa o quel qualcuno che non ha bisogno - per
essere - di esistere, di dimenarsi, di fare, di apparire, di recitare.
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