Uno dei percorsi
meditativi più comuni è chiedersi spesso: “Chi sono io?” rendendosi conto che ogni volta
che rispondiamo non siamo soddisfatti. Infatti non siamo mai ciò che crediamo
di essere. L’unica cosa certa è che abbiamo un certo corpo, una incerta
personalità e una mobilissima mente. Ma chi siamo veramente non lo sappiamo.
Siamo solo sicuri che tutto ciò non è permanente e finirà presto.
Siamo orgogliosi
della nostra consapevolezza, però sappiamo che anche quella coscienza finirà
con la nostra morte. Se perciò cerchiamo qualcosa di duraturo (non oso usare la
parola “eterno”), dobbiamo andare al di là del corpo, della mente, dell’io e
della stessa coscienza.
Il fatto è che
la coscienza non è in grado di rispondere a domande sul soggetto ultimo o primo
perché è la fonte di ogni dualismo. Ciò che conoscerà sarà un altro oggetto o
concetto.
Allora, c’è
qualcosa che per esistere non ha bisogno neppure della coscienza?
Sembrerebbe
impossibile. Ma dobbiamo ammettere che in teoria, per uno stato assoluto, la
coscienza, in quanto funzione dualistica, sarebbe uno stadio degenerativo. L’Uno
non ne avrebbe bisogno.
La coscienza è
emersa spontaneamente un giorno da una non-coscienza.
C’è dunque uno
stato ulteriore oltre quello della consapevolezza.
Nessun commento:
Posta un commento