mercoledì 17 marzo 2021

Oltre la coscienza divisiva

 

Uno dei percorsi meditativi più comuni è chiedersi spesso: “Chi sono io?” rendendosi conto che ogni volta che rispondiamo non siamo soddisfatti. Infatti non siamo mai ciò che crediamo di essere. L’unica cosa certa è che abbiamo un certo corpo, una incerta personalità e una mobilissima mente. Ma chi siamo veramente non lo sappiamo. Siamo solo sicuri che tutto ciò non è permanente e finirà presto.

Siamo orgogliosi della nostra consapevolezza, però sappiamo che anche quella coscienza finirà con la nostra morte. Se perciò cerchiamo qualcosa di duraturo (non oso usare la parola “eterno”), dobbiamo andare al di là del corpo, della mente, dell’io e della stessa coscienza.

Il fatto è che la coscienza non è in grado di rispondere a domande sul soggetto ultimo o primo perché è la fonte di ogni dualismo. Ciò che conoscerà sarà un altro oggetto o concetto.

Allora, c’è qualcosa che per esistere non ha bisogno neppure della coscienza?

Sembrerebbe impossibile. Ma dobbiamo ammettere che in teoria, per uno stato assoluto, la coscienza, in quanto funzione dualistica, sarebbe uno stadio degenerativo. L’Uno non ne avrebbe bisogno.

La coscienza è emersa spontaneamente un giorno da una non-coscienza.

C’è dunque uno stato ulteriore oltre quello della consapevolezza.

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