Non basta dire
che si crede o non si crede in Dio, bisogna vedere a quale immagine di Dio si
crede o non si crede. Noi occidentali purtroppo abbiamo un’immagine di Dio
tramandataci dalla Bibbia ebraica – francamente un’idea ridicola: quella di un
Dio che parla come un uomo, che stringe alleanza con un popolo (e gli altri?),
che dà ordini e comandamenti, che si arrabbia, che litiga, che interviene nelle
guerre, che è geloso degli altri dei, che cambia idea, che comanda gli
eserciti… insomma una specie di pupazzo ispirato all’immagine degli antichi
despoti orientali e che pretende lo stesso tipo di fedeltà e ubbidienza.
Qualcosa del
genere c’era già stata con gli dei greco-romani, tanto vari quanto cialtroni,
anche loro capaci di scendere sulla terra e accoppiarsi con donne e uomini
comuni dando origine a strani individui, mezzi divini e mezzi umani.
Queste immagini
saranno poi riprese dal cristianesimo, con il suo Dio mezzo divino e mezzo
umano, che nasce da una madre terrestre, che soffre, che viene crocifisso, che
muore e che, naturalmente, risorge… per poi sparire di nuovo…
Dall’Oriente ci
viene un’idea completamente diversa: non un personaggio, non una personalità,
non un Creatore, non un Capo potente, arbitrario e bizzoso che vuole premiare e punire coloro
che lui stesso ha fatto, che vuole dirigere la storia (con esiti infausti), che
ha un disegno per tutti e per tutto (addossandosi una pesante responsabilità) -
ma uno stato dell’essere.
Uno stato
dell’essere (anzi, al di là anche dell’essere e del non-essere) non dà ordini,
non interviene a favore di qualcuno o contro qualcuno, non dà premi o castighi,
non crea un mondo basato sul dualismo e sulla contesa e, soprattutto, non è un
Dio separato che se ne sta in cielo o in qualche empireo ad aspettare e a
giudicare i morti. Si può dire quello che non è, ma non quello che è. Neti neti è scritto nelle Upanishad: né
questo né quello. Non si può nemmeno dire che esista, perché è al di là tanto dell’esistere
quanto del non-esistere.
Siamo lontanissimi
dagli Iddi greco-romani, biblici, cristiani, islamici, induisti o di qualunque altra religione.
Abbiamo a che fare con un vera Trascendenza che non può essere pregata, ma solo
ritrovata “dentro di noi” (in quanto nostra vera natura) quando
rinunciamo a definirla e ci mettiamo in meditazione, ossia quando cerchiamo di
percepirla al di là della mente pensante con la sua individualità e razionalità
limitate.
Nessun commento:
Posta un commento