Finalmente un
paese cattolico come la Spagna approva l’eutanasia: chi soffre di una malattia che
risulta incurabile e che provoca sofferenze intollerabili può chiedere il
suicidio assistito. Da noi, invece, ci si può buttare solo dalla finestra o
spararsi un colpo in testa.
Da noi la
politica non arriva nemmeno a discutere la legge, perché l’Italia è un paese
assoggettato alla Chiesa cattolica, un paese che ha rinunciato alla propria
autonomia in campo etico e lascia campo libero alla grande inciviltà cattolica.
I cattolici
amano tanto la sofferenza. Poiché il loro Dio è morto torturato, vogliono che
tutti vengano torturati prima di morire. E, a questo scopo, hanno inventato l’idea
che la sofferenza aiuti a redimere. Ma di sofferenze ce ne sono tante in vari momenti
della vita e particolarmente alla fine dell’esistenza. E nessuno migliora per
questo.
La vita la si
difende non facendo “vivere” qualche giorno di più i malati terminali e gli
incurabili o impedendo perfino gli aborti terapeutici, ma togliendo le sofferenze
inutili.
L’eutanasia non
è una “resa alla morte” – come dice qualche prelato. È chi mette al mondo la
vita che mette al mondo la morte. E la resa alla riproduzione senza limiti sta
portando alla distruzione del pianeta. Perché è chiaro che molti problemi
attuali – comprese le pandemie - nascono dalla sovrappopolazione, da chi non
vuole porre il problema delle nascite.
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