Perché gli
uomini credono in Dio? Fondamentalmente per un bisogno di protezione e per dare
un senso (semplicistico) alla loro vita.
Ma perché c’è
tanto bisogno di protezione e di senso? Perché la vita è incerta e spesso
finiamo in situazioni da cui non sappiamo come salvarci. Ed ecco il bisogno del
salvatore.
Se però Dio è
proprio il creatore di tutto questo, che senso ha rivolgerci per protezione proprio
a Lui? È un po’ come una resa senza condizioni. Proprio come il Cristo sulla
croce. Io mi arrendo, sia fatta la tua,
non la mia, volontà.
Ma, così facendo
e credendo, non hai lo stesso nessuna certezza. Tutto è nelle mani di un Potere
che non capisci e su cui non hai alcun controllo. Devi aspettare la sua
misericordia o i suoi inspiegabili capricci. “Gesù abbi pietà di me peccatore”
invoca la preghiera del cuore.
Per fortuna ci sono buone probabilità che il
mondo sia nato spontaneamente. E dunque non c’è più bisogno di pregare un
Creatore che non interverrà mai.
Quindi, anziché sprecare
energie e tempo a umiliarci, riconosciamo che il potere che ha dato vita al
mondo è in tutte le cose e anche dentro di noi – e rimbocchiamoci le maniche.
Ci sono voluti
secoli e millenni a riconoscere che gli dei non esistevano. Eppure gli uomini
ci credevano innalzando templi e facendo sacrifici propiziatori.
Dove sono finiti
tutti quegli dei?
Nello stesso
posto in cui finirà l’attuale Dio unico.
Adesso ci
vorranno secoli e millenni a capire che Dio non è il Padrone o il Creatore del
mondo, ma uno stato dell’essere. Non c’è quindi nessuno da pregare, da invocare
e di fronte a cui genuflettersi, inchinarsi e umiliarsi.
Dobbiamo in
realtà recuperare quello stato fondamentale che abbiamo perso nel rumore, nell’ignoranza
e nella confusione del mondo - o che non abbiamo ancora acquisito.
Credere a
qualcosa di errato, fosse puro piacevole e consolatorio, è sempre sbagliato,
perché prima o poi ha conseguenze dolorose.
Cinema, teatro,
televisione, romanzi, viaggi, feste, droghe, religioni… evadiamo, evadiamo, perché per guardare in faccia la
realtà ci vuole coraggio. Nietzsche diceva: “Se tu guardi nell’abisso, l’abisso
guarderà in te”.
Eppure è proprio
questo che dobbiamo fare, perché è dall’abisso che noi veniamo, perché l’abisso
è dentro di noi.