Perché questa irresistibile spinta a
ubriacarsi, a drogarsi, a giocare d’azzardo, a fare sesso compulsivamente, a
spostarsi, a viaggiare o a svolgere mille attività e passatempi? La verità è
che, dopo aver acquisita una coscienza, non riusciamo a sopportarla e aneliamo
a stordirci per rientrare in quel Grande Nulla da cui un giorno,
malauguratamente, siamo sfuggiti.
Reggere la lucida consapevolezza è
difficile. Dobbiamo inventarci ogni scappatoia. Gli individui non riescono a
stare in compagnia della loro coscienza: devono fare qualcosa per oscurarla. Si
può dire che tutte le nostre attività siano mezzi per tollerare noi stessi.
In effetti, l’ “io sono”, la persona, è un
condizionamento. Lo è il corpo e lo è la mente. Ti permettono di vivere in un
guscio, ma costituiscono limiti che tendiamo inevitabilmente a superare per
raggiungere l’incondizionato.
Caro Claudio, faccio ricerca e (azione) da oltre 40 anni, rileggendo la seconda volta Tecniche della meditazione orientale sono rimasto colpito, forse illuminato dalle pagine sul Tao. Ho come l'impressione che per anni mi sia sfuggito che il Tao riassume tutte le religioni. Finanche la croce cristiana, la sofferenza buddista, l atman indiano. Pensi anche tu sia cosi, ora che parli del grande nulla, o lo e' solo per me in questo momento? Crediamo sempre in tecniche in azioni, ma una azione di ritorno al grande Nulla e' forse anche una attivita'. Buon anno
RispondiEliminaun altro pensiero L'orgasmo che sussume un poco tutte le spinte al piacere che elenchi sopra, e' detta piccola morte, e'un momento in cui non ci siamo e torniamo al nulla, per qualche momento. Finanche' il desiderio di potere che tanto male fa agli altri, e' un bisogno di essere amati di essere proiettati in quel futuro in cui saremo abbracciati e "un giorno" in questa vita felici. Un giorno che non arriva mai, a meno che non lo vediamo ora.
RispondiEliminaAlcun idee del taoismo sono universali e sempre attuali, perché sono intuizioni della realtà. Il Tao non è un Dio, ma il grande tutto che coincide col nulla (del limitato).
RispondiEliminaLa spinta verso il nulla è naturale e inevitabile. Con la morte svaniscono il corpo e la mente, e ogni cosa rientra nel nulla, là da dove era uscita. Il problema siamo noi che non accettiamo questa evidenza e ci inventiamo universi, tempi, rinascite e altre vite, nuotando controcorrente e proiettando sempre nuove illusioni. Ma anche in tal caso, alla fine tutto rientrerà nel nulla, compresi gli Iddii, i paradisi e gli inferni.
Questo nulla non è una mancanza, ma una pienezza. E' adesso che viviamo nel poco.
Quando dormiamo possiamo avere incubi, questo succede se i nostri pensieri sono attratti dal duale, dall'indulgere nel piacere sensorio che chiude la possibilitá di osservarsi, e ci fa dimenticare la leggerezza di una [quasi] unitá con il Nulla in certi momenti che le nostre egoiche antenne percepiscono l atman, come diceva platone si rendono simili;invece, dividiamo e agiamo con una volontá mentale intrisa di paura ancestrale che nega il grande nulla perché l'io nella forza di “gravitá", non esiste nel grande nulla(in quanto riconoscimento di se stesso). Chi muore dopo una vita con consapevolezza forse non é come chi muore avendo ipotecato la sua vita senza avere mai guardato il frontone di Delfi, causando tanta sofferenza a se stesso e agli altri.Con limitata intuizione vedrei una attrazione magnetica diversa nella morte di due anime cosi diverse. Tornare al nulla assumo ora possa essere una meta inconcepibilmente liberante, forse per tutti anche per i populisti ed i dittatori, ma gli incubi sono probabilmente necessari prima, perché il primo principio della termodinamica potrebbe continuare a valere, vale a dire essere respinti e tornare indietro in un'altra vita, é una ipotesi possibile. Abbiamo la capacitá di pensiero astratto che viene dall'evoluzione del nostro pianeta,ed é quindi lecito poter pensare in termini anche non binari rispettoal "ritorno". Ti ringrazio tanto per avere generato tali riflessioni.Gentili saluti.
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