Se la mente ci dà sempre esperienze duali e
contrapposte, come possiamo superarla per approcciarci alla realtà ultima, che
è unitaria?
Dobbiamo considerare che l’attenzione,
l’osservazione e la testimonianza non ricorrono a pensieri o a immagini duali –
benché vengano subito dopo interpretati e tradotti in tal senso. Esse sono
anche il fondamento dell’amore, ossia una corrente unitiva che mette tra
parentesi l’io e salta la contrapposizione soggetto-oggetto. Ecco una via per
raggiungere il samadhi, almeno per quanto possibile in questa vita. Ed ecco
perché la meditazione è soprattutto attenzione/osservazione, oltrepassando i
pensieri e le immagini che utilizziamo continuamente nella nostra mente.
Non saremo liberi finché utilizzeremo
concetti e parole che ci presentano un mondo non solo duale ma anche illusorio,
pieno di sofferenze e di piaceri, che dunque risultano né veri né falsi, bensì
semplicemente immaginari.
Per inseguire i piaceri, dobbiamo sopportare
anche le sofferenze: da qui hanno inizio tutte le nostre attività ed esperienze,
per ottenere i godimenti e per evitare i dolori. Ma queste esperienze non
esistono più quando viene a mancare la mente cosciente, come nel sonno profondo
e nel samadhi meditativo.
Un altro esempio a livello sensuale è il
coito d’amore, dove mettiamo a tacere la mente razionale e superiamo la
divisione io/altro, soggetto/oggetto, per ritrovare l’unità originaria.
Facciamo tanto per diventare individui distinti, ma poi troviamo il vero godimento
solo nell’unione dei poli opposti.
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