Qui non si tratta di far filosofia e neppure
di sviluppare fedi. Non si tratta di rifarsi a Platone, Aristotele, Kant,
Hegel, Buddha, Cristo, Krishna, Confucio, Lao-tzu e compagnia bella (anche se è
utile sapere che cosa hanno detto). Qui si tratta di aprire gli occhi e
guardare.
Sembra facile? Non lo è.
Non lo è perché noi non siamo capaci di
avere uno sguardo diretto e nudo. Noi guardiamo con gli occhi dei nostri
pregiudizi e preconcetti, della nostra cultura o… della nostra ignoranza.
Il nostro sguardo è sempre condizionato. Non
vediamo le cose e i fatti così come sono (ammesso che esistano di per sé), ma
così come li immaginiamo e interpretiamo.
Da una parte il nostro guardare dà un senso
alle cose, ma dall’altra è quasi sempre un arbitrio.
Già capire questo è partire col piede
giusto. Non bisogna fidarsi di nessuno, nemmeno della nostra mente.
Ecco perché sostituiamo il pensiero con la
meditazione, la quale è, per quanto possibile, un guardare senza emettere
giudizi, un guardare senza pensare.
Il pensare è il regno della filosofia (che
non può giungere però a conclusioni soddisfacenti), il guardare è il regno
della meditazione che cerca di superare il dualismo dei concetti e la
razionalità delle contrapposizioni verso una visione unitaria e trascendente.
*Se incontri un Buddha uccidilo*. Ecco che la mente dell ego cerca di arginare in una definizione per paura il concetto profondo sopra esposto. Non c é niente da dire. Grazie
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