venerdì 15 gennaio 2021

La vita inautentica

 

Ci sono tre generi o, meglio, tre livelli di vita inautentica. Il primo è colui che finge di essere quello che non è. Per esempio finge di essere coraggioso mentre è un vigliacco, finge di essere forte mentre è debole, finge di essere generoso mentre è avaro, finge di essere religioso e morale mentre è un corrotto… È l’ipocrita, così bene descritto da Gesù. Ma costui, almeno, sa di esserlo.

Poi c’è colui che segue la moda, le convenienze, le convenzioni, le tradizioni, le credenze comuni, il “così si dice”, al punto tale che non sa più chi è, perché non ha una personalità definita. È come un sughero in balia delle onde. Non ha opinioni proprie. È un opportunista.

Ma al terzo livello di inautenticità ci troviamo tutti, perché nessun uomo ha uno statuto preciso, una funzione, uno scopo, un valore. Sappiamo di essere vivi, ma non sappiamo perché e per che cosa.

Sappiamo di esistere, ma ci rendiamo conto di non avere una consistenza durevole. Siamo destinati a durare qualche anno e poi a sparire. Tutto lì. Siamo come fantasmi, siamo come personaggi di un film o di una tragicommedia. Anzi, comparse. Recitiamo una parte, ma, al di sotto di quella, non sappiamo chi siamo veramente.

Siamo come attori che assumono le vesti del loro personaggio, ma poi, dismesse quelle maschere, si domandano angosciati quale sia la loro vera personalità.

E non c’è nessuna risposta, per il semplice fatto che siamo davvero comparse in un universo che è un immenso spettacolo fantasmagorico, destinato a spegnersi senza lasciare niente di sé.

La nostra vera identità sta altrove… nel tutto o nel niente.

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