martedì 10 aprile 2018

Padroni del nostro destino?


Abbiamo continuamente la sensazione e le prove che non siamo noi i padroni della nostra vita, che qualcosa ci spinge come un fiume in piena che si occupa poco della nostra piccola volontà egoica e dei nostri piccoli desideri. In realtà ci sentiamo abitati da una forza più grande che ci fa seguire un determinato percorso. C’è come uno scontro di forze tra ciò che vorremmo noi e ciò che vuole il nostro destino.
Ecco perché ci sentiamo così alienati: noi vorremmo andare da una parte, ma finiamo per andare da un’altra. Ma allora cosa conta la nostra volontà?
In sostanza non siamo l’io che crediamo di essere. C’è un sé più grande che ci dirige. È per questo che possiamo dire di non essere noi stessi. È come se ci fosse un’ “anima” che non è, come si credeva una volta, la parte più nobile di noi, ma la parte più forte, la parte più estesa.
Se ci opponiamo a questa forza, siamo solo insoddisfatti e infelici. Ma, per non opporci, per non sbagliare strada, dobbiamo prima conoscerla.
Questa conoscenza, però, non può nascere da una semplice analisi o da un ragionamento, perché la nostra mente razionale continua a ridurla cercando di eliminare i conflitti e le parti che non ci piacciono. Diceva Goethe: “Io non so chi sono e non voglio neppure saperlo.” Ma evidentemente si riferiva a quella parte di noi che crediamo di conoscere e che non conosciamo affatto. Si tratta solo di un fantoccetto costruito dalla mente, con tutte le sue categorie conoscitive, con tutte le sue limitazioni di tempo, di spazio, di sostanza e di causa-effetto.
Cerchiamo piuttosto di sentire, di percepire questo sé più grande, magari con una vista marginale. Ne ricaveremmo un’altra vita – senz’altro una vita più realizzata. Purtroppo il sé non è per niente ragionevole ed è troppo grande per essere compreso da una piccola visione.

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