Abbiamo
continuamente la sensazione e le prove che non siamo noi i padroni della nostra vita, che qualcosa ci spinge come un fiume in
piena che si occupa poco della nostra piccola volontà egoica e dei nostri
piccoli desideri. In realtà ci sentiamo abitati
da una forza più grande che ci fa seguire un determinato percorso. C’è come uno
scontro di forze tra ciò che vorremmo noi e ciò che vuole il nostro destino.
Ecco
perché ci sentiamo così alienati: noi vorremmo andare da una parte, ma finiamo
per andare da un’altra. Ma allora cosa conta la nostra volontà?
In
sostanza non siamo l’io che crediamo
di essere. C’è un sé più grande che ci dirige. È per questo che possiamo dire
di non essere noi stessi. È come se ci fosse un’ “anima” che non è, come si
credeva una volta, la parte più nobile di noi, ma la parte più forte, la parte
più estesa.
Se
ci opponiamo a questa forza, siamo solo insoddisfatti e infelici. Ma, per non
opporci, per non sbagliare strada, dobbiamo prima conoscerla.
Questa
conoscenza, però, non può nascere da una semplice analisi o da un ragionamento,
perché la nostra mente razionale continua a ridurla cercando di eliminare i
conflitti e le parti che non ci piacciono. Diceva Goethe: “Io non so chi sono e
non voglio neppure saperlo.” Ma evidentemente si riferiva a quella parte di noi
che crediamo di conoscere e che non conosciamo affatto. Si tratta solo di un
fantoccetto costruito dalla mente, con tutte le sue categorie conoscitive, con
tutte le sue limitazioni di tempo, di spazio, di sostanza e di causa-effetto.
Cerchiamo
piuttosto di sentire, di percepire questo sé più grande, magari con una vista
marginale. Ne ricaveremmo un’altra vita – senz’altro una vita più realizzata.
Purtroppo il sé non è per niente ragionevole ed è troppo grande per essere
compreso da una piccola visione.
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