mercoledì 4 aprile 2018

Il destino


Avere un destino non significa dover compiere grandi cose, ma avere un sentiero da percorrere, nel bene e nel male. Anche il bambino che muore a pochi giorni o a pochi anni, ha avuto il suo destino. Ma se ci chiediamo il perché o se crediamo di conoscerlo così come si conosce un oggetto, siamo sulla strada sbagliata. Il destino siamo noi, è dentro di noi, è ciò che siamo.
Questo destino è mio, sono io. Ed è unico. Distingue ciò che sono. E non è qualcosa che venga dall’esterno, dalle bizzarrie di qualche Dio, ma è qualcosa di interno che viene dalla notte dei tempi e dall’interconnessione del tutto.
Posso mettermi a studiare questo mio destino, ma ricaverò solo quello che già sono. E non potrò cambiarlo, perché è già inscritto in me e in tutto ciò che provo e che mi accade.
La cosa migliore da fare è osservare, percepire, essere consapevoli. Non rammaricarsi, lamentarsi o sperare. Osservare facendo il vuoto dei pensieri dentro di noi. In quel vuoto incontreremo il nostro personale buco nero, l’ “uovo” da cui siamo usciti.
Ma non è definibile a parole, non è spiegabile razionalmente. Tutto ciò che provo – ansia, paura, esaltazione, scoraggiamento, gioia… - è un’ondata di energia che arriva da chissà dove e che si configura di volta in volta in me e in ciò che mi accade.
Ciò che mi accade e provo è chiaro. Ma, se cerco di spiegarlo o di razionalizzarlo, mi confondo ancora di più.
Per avere chiarezza, percepisci con chiarezza. Non respingere, non attirare, non voler cambiare o guarire. Sii semplicemente consapevole. Accogli e assapora nel silenzio. È questo il principio di trasformazione, di elaborazione – la vera metamorfosi. Il tuo destino deve svolgersi, non ostacolato.

2 commenti:

  1. Gentile Lamparelli,
    ricollegandomi anche al post precedente, le chiederei come si legano destino, missione e vocazione. Sbaglio se dicessi che il destino è la famosa volontà divina (o del Tutto), mentre la missione e la vocazione sono l'espressione di una volontà egoica, benché evoluta e consapevole? La ringrazio sempre anticipatamente, per una sua eventuale risposta...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si tratta di nostre definizioni. Per me, destino, missione e vocazione sono la stessa cosa; sono ciò che viene dal profondo di noi stessi.
      Quello che gli altri ci impongono è un'altra cosa, è il dovere sociale.
      Esiste certo la distinzione fra la volontà del Tutto e la volontà dell'ego sociale - che poi non è la nostra vera volontà ma qualcosa di imposto dall'esterno.
      Sta a noi saper ascoltare ciò che ci viene dall'essenza, che è sì una derivazione del Tutto, ma incarnata in noi, nella nostra unicità.
      Non mi libererei troppo presto dall'ego. Prima dobbiamo identificare il sé.

      Elimina