Per
esplorare e scoprire nuove terre, c’è bisogno di coraggio e di spirito
d’avventura. Ieri come oggi. Ma in passato i grandi esploratori sapevano che
bastava avere un finanziamento, un porto da cui partire e una nave. Salpando
verso l’ignoto, sapevano che prima o poi avrebbero incontrato una terra… o la
morte.
Oggi,
per gli esploratori dello spirito, è tutto più difficile. Non abbiamo né il
porto da cui partire, né la nave, né la meta stessa. Non sappiamo se c’è un
Nuovo Mondo. Lo speriamo soltanto.
Il
porto e la nave siamo noi stessi. Ma la meta dovrebbe essere una nuova
dimensione dello spirito.
Se
crediamo che la meta debba essere ciò che vediamo normalmente, ci sbagliamo. È
qualcosa che non vediamo, è qualcosa che si nasconde sotto le cose che vediamo,
così come un pezzo di materia non è solo ciò che è visibile, ma anche ciò che è
vuoto e la materia oscura.
La
paura è un grande ostacolo. E un buon punto di partenza è coltivare un animo
tranquillo. Lì si governa la nave che, altrimenti, non potrebbe reggere alle
tempeste.
A
questo alleniamoci. A considerare ogni stato d’animo – bello o brutto che sia –
una delle tante ondate dell’oceano. Da lì, da quella porta, da quel porto, possiamo accedere
ad una nuova dimensione.
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