Noi
vediamo le cose come se fossero composte solo da una sostanza piena. Per
esempio, se prendiamo un tessuto, crediamo che sia composto sola di stoffa e
non vediamo che la trama della stoffa è in realtà composta anche da tanti punti
vuoti. Ma, senza quei vuoti, il tessuto non potrebbe esistere. Questo vale per
qualsiasi altra cosa, compreso lo spazio, il tempo e la mente. Il vuoto, la
struttura discreta della materia visibile e invisibile, è ciò che permette il
funzionamento del tutto.
Esercitiamoci
per esempio a notare lo spazio vuoto tra due pensieri. C’è sempre e si può
osservare. Arriva un pensiero e, prima che passi e ne arrivi un altro, c’è come
un attimo di vuoto. Lo stesso può dirsi della respirazione: tra un’espirazione
e un’inspirazione (o viceversa) c’è un attimo di vuoto.
Questo
vuoto è essenziale, dato che senza di esso niente potrebbe essere.
Perché
dovremmo stare attenti a questi attimi di vuoto? Perché in essi si manifesta il
fondamento della nostra essenza, che è sostanziata di calma, di silenzio e di
non-essere. Il non-essere è essenziale all’essere, è la sua base.
Al
fondo dell’essere non c’è un altro essere, ma un vuoto. Ed è da questo che ha
origine e ritorna tutto. Anche in vita, quando ci sentiamo smarriti o oppressi
da mille preoccupazioni e quando perdiamo la via e non sappiamo né che fare né
dove andare, ritorniamo al nostro fondamento trovando questi momenti di vuoto,
di silenzio, di tregua, di non-essere. Lì ritroveremo il nostro equilibrio e la
nostra energia.
Di
solito crediamo di risolvere i problemi concentrandoci e pensando ancora di
più. Ma, ritornando al vuoto, ritorniamo alla nostra origine che sa di che cosa
abbiamo bisogno e che ci conduce, volenti o nolenti, sulla sua - o nostra - strada.
Nessun commento:
Posta un commento