sabato 16 ottobre 2021

Stare nel qui e ora

 

La presenza mentale, la consapevolezza (che è il fondamento della pratica della meditazione) non va intesa come una specie di sostanza divina. Non dobbiamo fare come i cristiani che fanno di tutto una sostanza dotata di personalità: Dio è una specie di persona (che non a caso si incarna in un uomo) e così è lo Spirito Santo.

La consapevolezza è una funzione, qualcosa che non esiste in sé, e trascende i pensieri e le immagini antropomorfe. Il nostro scopo non è pregare qualcuno, ma adottare una posizione riflessiva, applicare una funzione conoscitiva.

Invece di cedere allo svolgersi dei pensieri, con cui ci identifichiamo, ne usciamo fuori attraverso una diversa prospettiva dell’attenzione. E quindi ci poniamo in un atteggiamento di distacco. Noi non siamo i nostri pensieri, noi non siamo le nostre sensazioni, ecc. E chi o che cosa siamo?

Attenti a non rispondere a questa domanda, che vi farebbe finire inevitabilmente (attraverso i concetti) a supporre un io superiore o un’anima (altre idee astratte).

Noi rimaniamo nel qui e ora, senza andare a pescare ricordi (passati) o a fare congetture sul futuro. Noi restiamo nell’attimo presente, che è per così dire al di fuori del tempo.

L’io in fondo è una nostra idea. Ma restando nell’attualità che cos’è? E c’è?

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