sabato 30 ottobre 2021

Presenza mentale

 

Purtroppo non possiamo fare a meno della mente, nemmeno quando cerchiamo di superarla. Lo scopo della meditazione sarebbe quello di trascendere la mente convenzionale, il linguaggio, i concetti e le sensazioni dualistiche. Ma è chiaro che il processo è guidato fino a un certo punto dalla mente stessa, una mente che non vuole affatto, però, farsi mettere da parte. C'è sempre una resistenza e una paura.

 E' come fare un tuffo da un trampolino: ci avviciniamo alla punta guardinghi e paurosi - ma alla fine che cosa ci fa decidere di saltare? Non è più la mente prudente e tremebonda; è un lasciarsi andare, un lasciar andare, un affidarsi al tutto sperando in bene, una specie di coraggio o di incoscienza. Per questo si parla di non-mente.

Ciò che ci fa saltare è già al di là della mente, è il "non" della mente.

In pratica, l’unico modo di trascendere la mente discorsiva, basata su pensieri contrapposti e quindi su un linguaggio duale, è l’attenzione, la vigilanza. Quando siamo veramente attenti e interessati a qualcosa, in realtà non abbiamo tempo per pensare; siamo come un animale che avanza circospetto nella giungla, attento a percepire ogni segnale.

Questo dà un’idea di che cosa sia la presenza mentale: essere attenti in massimo grado tenendo conto dell’esterno e di noi che vi siamo dentro. Una specie di visione sintetica che non ha tempo da perdere in pensieri.

È un po’ come fare l’amore: siete concentrati al massimo senza più riuscire a distinguere fra voi e l’altro. Meditare è questa unificazione improvvisa.

Non si può dire che la mente non funzioni, ma non è più divisa. Si trova unificata in un unico punto. Oltre questo punto essa non è più la mente convenzionale.

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