sabato 9 ottobre 2021

Illusi e delusi

 

Gli esseri umani si dividono in due grandi categorie: quelli che pensando alla morte dicono: “Spero di avere un’altra vita, qui o altrove”, e quelli che dicono: “Spero di non ritornare mai più in questo mondo e in questa umanità, né di avere un'altra esistenza”. I primi sono affamati di una vita che, nonostante tutto, ritengono qualcosa di positivo; i secondi ne hanno avuto abbastanza di nascite e di morti, di rivalità e di odio, di tragicommedie, di malattie, di invecchiamento, di ripetizioni noiose e soprattutto di sofferenze. Hanno fatto i loro conti e sono giunti alla conclusione che vivere non vale la pena, che il gioco non vale la candela. In genere non mettono al mondo figli, o se ne pentono.

I primi credono che la vita sia conciliabile con la pace e con la gioia, i secondi credono che non sia possibile, perché il mondo (qualsiasi mondo) si forma in un certo modo dualistico e antagonistico che, per quanto migliorabile, non può eliminare il doloroso conflitto.

D’altronde, chi concepisce il paradiso, subito vi aggiunge l’inferno. Perciò, o tutt’e due o nessuno. E, per “nessuno” non si intende il nulla (che a sua volta ha un contrario), ma ciò che sta al di là tanto dell’essere quanto del nulla.

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