lunedì 11 ottobre 2021

Essere presenti e consapevoli

 

La meditazione, la consapevolezza, si basa sull’osservare; le religioni si basano sul giudicare. Nella meditazione non c’è posto per i miti e le favole; le religioni ne sono piene.

 

Non possiamo pensare l’incondizionato, mentre possiamo pensare tutte le condizioni di questo mondo. Quando Dante immagina inferno, purgatorio e paradiso, non può che usare immagini e idee condizionate. Ma questo aldilà dantesco non è l’incondizionato; è pur sempre terreno.

Che cosa significa “ciò che non è nato e non è morto”, “ciò che è al di là tanto dell’essere quanto del nulla”, “ciò che sta al di là del bene e del male”, ecc.? In realtà sono espressioni che vogliono negare il nostro dualismo, la nostra velleità di pensare metafisicamente. Che cosa rimane allora?

Rimane il qui e ora, la nostra presenza: sono consapevole, sono attento, sono vigile… Null’altro c’è di reale; tutto il resto è pensiero, immaginazione, esperienza duale. La felicità e l’infelicità sono i movimenti di un’altalena che non si ferma mai nel suo punto di equilibrio. Ma la mia consapevolezza, in effetti, è questo centro, già oltre gli estremi, già trascendenza.

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