domenica 10 ottobre 2021

Il potere della consapevolezza

 

Quando proviamo paura è come se la coscienza di noi stessi, si acuisse; è come se l’io si contraesse su di sé per innalzare barriere. Così ci chiudiamo su noi tessi, ci consideriamo separati da tutto il resto e guardiamo gli altri come nemici.

Quando invece siamo rilassati e fiduciosi, rimane una consapevolezza che non deve difendersi, che non è ossessionata di sé, che rimane aperta e accogliente.

Questa consapevolezza non è più il sé abituale, non è più arroccata su di sé, ma è non-sé. La cosa paradossale è che il non-sé non è un nulla o la morte, ma addirittura uno stato superiore a quello del sé. Non è perdita né restringimento, ma dilatazione e gioia.

Ecco perché non bisogna aver paura del nulla, della morte e del non-essere-più-un-io. È la nostra mente che, con i suoi erronei convincimenti e le sue fosche previsioni, ci crea simili paure.

Il “luogo” dell’assenza di noi stessi è un luogo di trascendenza.

È stata la psicoanalisi a scoprire che gran parte della vita psichica sfugge alla coscienza razionale. Ma la meditazione aggiunge che l’intera vita psichica, conscia e inconscia, è incapsulata in una consapevolezza più vasta che è meno individuale, più universale. Questa è la parte non-sé, che non può essere né pensata né oggettivata. Ma è sempre presente e attiva.

Quando si è semplicemente consapevoli, quando si diventa testimoni del mondo e di se stessi, si è già nel non-sé, anche se non ne siamo coscienti a livello intellettuale.

“La consapevolezza è la via del senza morte” dice il Dhammapada.

Quando sei nella consapevolezza, sei al centro di te stesso e dell’universo. La consapevolezza è lo stato del risveglio.

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