mercoledì 13 ottobre 2021

Oltre la coscienza abituale

 

Nella coscienza abituale, noi crediamo di essere qualcuno, di avere una certa identità. Ma, quando andiamo a definirla, restiamo insoddisfatti; è come se mancasse sempre qualcosa. Questa incompletezza viene da una consapevolezza diversa, da un testimone che sta oltre l’io che conosciamo.

In effetti, se ci mettiamo in meditazione, ossia se ci mettiamo a osservare noi stessi e non ci perdiamo nei particolari, approdiamo ad una presenza mentale che è al di là del solito noto, dell’io e del te, del mio e del tuo, del piacevole e dello spiacevole. È uno specchio che non si identifica con i mutevoli stati d’animo – li riflette e basta.

Gli stati d’animo vanno e vengono e passano da un estremo all’altro, e così i nostri giudizi su “chi” siamo.

Mentre di solito noi ci identifichiamo con questo o quello stato mentale, con la meditazione impariamo a identificarci con questa consapevolezza primaria o ultima, che è al di là delle contingenze umane ed ha già un piede nella trascendenza.

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