Le cronache su santa
Caterina da Siena ci raccontano dei suoi miracoli – e qui c’è già tutta la
mentalità italiana dei rapporti con il potere.
Dunque, un giorno il padre
della santa si ammalò e si trovò in fin di vita. Caterina pregò allora Gesù di
farlo guarire. Ma Gesù rispose che non era possibile per una questione di giustizia.
Caterina chiese a quel punto che il padre andasse subito in paradiso, senza
passare per il purgatorio.
Gesù le spiegò che un’anima
non completamente purgata non poteva andare direttamente in paradiso. La santa
insistette: “Almeno, fa’ in modo che la sua anima non esca dal corpo finché non
si sarà purificata.
La discussione fra la santa
e Gesù andò avanti a lungo. Alla fine Caterina ebbe un’idea: “Fa’ in modo che
io subisca un dolore al posto di mio padre”. Gesù accettò: e la poveretta
dovette sopportare per tutta la vita un dolore ai fianchi.
Nella seconda scena è la
madre che si trova in fin di vita, e Caterina si mette a pregare Gesù perché
non la faccia morire finché non si sarà confessata. Gesù accetta di rimandare.
Passa altro tempo, ma un giorno, quando la santa è lontana, la donna muore
senza aver ricevuto i sacramenti. Quando Caterina ritorna a casa, si mette a
piangere e dice a Gesù: “Come? Non mi avevi promesso che nessuno di casa mia
sarebbe andato all’inferno?”
A quanto pare, Gesù si pentì
e fece ritornare in vita la madre.
Qui c’è tutta la visione
cattolica dei rapporti con “il Signore” - raccomandazione, intercessioni,
favori, privilegi e familismo amorale.
Vediamo un Dio che prima
decide una cosa e poi la cambia, che patteggia, che si spazientisce, che cede
all’insistenza, che propone scambi e accordi, che favorisce sfacciatamente
qualcuno, che fa il furbo, che si pente – insomma un Dio da commedia, qualcosa
di simile ad un autocrate che amministra la giustizia alla carlona, confuso e pronto a cambiar parere, con una corte sterminata di intercessori e di mediatori che
influenzano le sue decisioni.
E chi conosce le strade
giuste, chi ha qualche santo in paradiso, chi ha dei buoni avvocati, chi è
disposto a curvare la schiena e a chiedere senza dignità, può sempre trovare un
modo per aggiustare le cose. Non è questa un’immagine della giustizia italiana?
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