Giovanni Mazzacurati, l’uomo
che distribuiva tangenti del Mose a Venezia, era considerato un buon cattolico.
Era presidente della fondazione voluta dal patriarca Angelo Scola e finanziava
l’università ciellina. Più o meno le stesse cose avvenivano nei lavori per
l’Expo a Milano, dove i tangentisti si riunivano in un centro religioso.
D’altronde, Gesù lo aveva
detto: bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è Dio.
Insomma, una tangente al politico e una al vescovo, e ci si mette la coscienza
a posto.
Diceva Hegel: “Va
considerata semplicemente una follia della nostra epoca quella che intende
trasformare un sistema etico corrotto, e la connessa costituzione e
legislazione statuale, senza trasformare anche la religione”.
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