“ ‘Ama il prossimo tuo come
te stesso’ è giusto?”
“Purtroppo molti si amano
male o addirittura si odiano. Ecco perché ci vorrebbe una religione che fosse
innanzitutto una psicoterapia.”
“Ma è giusto?”
“No, la cosa più giusta
sarebbe ‘né odio né amore’. Lasciamo perdere la passionalità: ne avremmo tutto
da guadagnare.”
“Come si fa a non amare e a
non odiare?”
“Non esaltandosi, in nessun
caso. Si sostituisca all’esaltazione dei santi la temperanza dei saggi.”
Non so come chiamarlo, se amore o passione (e forse meglio tutt'e due), ma in base alla mia esperienza, non piccola perchè non sono più giovanissimo, so che questo qualcosa che si prova è di gran lunga, ma proprio di gran lunga, la vera ragione per cui essere qui. Altre ragioni più grandi o più importanti non ne esistono. La riprova sta nel fatto che se per una delle cause che ci andiamo a creare (di convenienza, per paura ecc.), noi non viviamo questo sentimento, vi rinunciamo, a distanza di tempo, quando tutto è passato, questa cosa invece rimane e la viviamo come una menomazione intollerabile. Non è questione di esaltarsi, bisogna solo ricordarsi che noi, esseri spirituali, abbiamo bisogno dei sentimenti, e dell'amore in particolare (o chiamiamolo come vogliamo) come dell''aria che respiriamo. Uno ha la percezione di vivere solo se ama, solo se desidera qualcuno e magari sa che anche quel qualcuno lo desidera. Se no, in fondo, è tutta fatica sprecata. Se no, che vale essere qui?
RispondiEliminaHai trovato la gioia nella vita? Hai donato la gioia agli altri? Solo questo gli antichi dei egizi chiedevano all'anima che si presentava in giudizio. E questo è possibile solo sentendo l'irresistibile richiamo dell'altro.