Certi religiosi continuano a difendere i valori della
verginità e della castità, perché credono che nell’aldilà – come diceva Gesù – non
ci sarà più né moglie né marito, ma saremo come angeli. (Dunque sparirà anche
la tanto decantata famiglia.)
In questo modo, le religioni
nascondono la loro pulsione di morte, testimoniando il loro odio per la vita,
per l’amore, per la natura. Se infatti tutti si facessero “eunuchi per il regno
dei cieli”, il mondo finirebbe nel giro di una generazione. Chi sono i veri
nichilisti?
È incredibile la
svalutazione che questi sedicenti religiosi fanno della sessualità: o è peccato
o serve a scopi riproduttivi.
In realtà, la sessualità ha
una funzione spirituale: serve a superare l’isolamento umano e a trascendere
fattivamente l’egoicità.
Ma, a questo scopo,
dev’essere fatta con lo spirito giusto: non sbrigativamente, come un impulso
animale o come un dovere.
Il sesso come atto
spirituale va svolto con la consapevolezza che siamo impegnati nell’atto
religioso per eccellenza: unione dei contrari, superamento dell’ego, anticipo
di beatitudine eterna. Va assaporato, prolungato e reso consapevole. (Leggiamo
qualcosa del Tantra per capire quanto il sesso possa essere valutato/svalutato.)
L’atto sessuale è il rituale
che tutti abbiamo a disposizione per assaporare la trascendenza, qui e ora. È
per questo che i preti hanno sempre cercato di contrastarlo o di sminuirlo:
vogliono l’esclusiva del rapporto con il divino. Ma ognuno ha questa
possibilità.
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