Questo vuol dire che noi viviamo sempre a cavallo tra due attimi - più o meno lunghi. Viviamo in un intervallo, in uno stato di passaggio, tra un attimo e l'altro - ciò che i tibetani chiamano «bardo». Il tempo segue questa linea discontinua: un momento prima era il passato, ora è il presente e fra un istante sarà il futuro. Ma in realtà tutti i nostri ricordi e le nostre anticipazioni avvengono nel momento presente.
Viviamo sempre nel presente, anche quando ricordiamo o fantastichiamo sul futuro. E anche quando moriremo, moriremo in un presente, in un qui e ora. Ma la cosa più assurda è che non riusciamo mai a cogliere l'istante presente. È come cercare di afferrare la propria ombra. Siamo sempre nel presente, ma, non appena cerchiamo di afferrarlo, è già passato. Un attimo è troppo breve. Ci sfugge subito.
Eppure questa è l'esperienza che dobbiamo fare se vogliamo capire che cosa sia la realtà. La realtà è quell'attimo lì, è nel qui e ora, che ci sfugge sempre.
In ogni momento siamo a un bivio e in ogni momento perdiamo l'occasione. Perché l'attimo sfugge subito e noi non lo afferriamo. Così ci sfugge l'essenza della realtà. Magari viviamo cent'anni e non so quanti miliardi di attimi, ma l'occasione ci sfugge sempre. Ci sfugge la vera natura della realtà, ci sfugge la vera natura della mente, che è sempre nel presente, consapevole, luminosa e trasparente.
Forse è meglio rallentare un po' il ritmo della vita e il ritmo della mente, e rilassarci. Anziché inseguire la nostra coda, come fa il gatto, fermiamoci a guardarla. È sempre lì, è sempre qui. Non c'è bisogno di inseguirla.
Se riconoscessimo la vera natura della realtà, la vera natura della mente, scopriremmo che è sempre stata lì, anzi qui, e che siamo stati noi a perderla... per il troppo desiderio di afferrarla. Calmiamoci e guardiamo. Un attimo è più che sufficiente - e ne abbiamo a disposizione parecchi.
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