Papa Francesco ha imparato presto il suo mestiere, che consiste nel fare bei discorsi, apparire tutti i giorni in televisione (che vive di questi eventi), accarezzare la testa di qualche bambino o handicappato e lasciare tutto così com'è. Sì, perché tutti siamo capaci di usare belle parole. Pochi di realizzarle.
Il mestiere lo ha imparato da Woytila, che era un maestro nel fare bei gesti e nelle esibizioni attoriali. Sì, perché, diciamolo pure, fare il Papa significa fare l'attore, essere uno dei tanti personaggi televisivi.
Adesso è andato a Lampedusa a dire una messa a favore degli immigrati morti e trattati come bestie. Dopo aver criticato i preti e le suore che viaggiano in auto di lusso, lui si è spostato in aereo, elicottero, nave e una macchina antiproiettile appositamente studiata per lui. A Lampedusa ogni cosa è stata ripulita. Ma tutti sappiamo che, ripartito il Papa, il centro di accoglienza ritornerà ad essere sporco e dimesso.
Tutti soddisfatti: televisioni, radio e giornalisti che possono farsi un po' di mare al seguito del Papa. Le televisioni sono in fibrillazione: cosa c'è di meglio di queste cronache papali per riempire il vuoto di idee dei palinsesti estivi? Si sente il parere di persone importanti, che tessono le lodi di questo Papa. Si torna a casa soddisfatti. E tutto ritorna come prima.
Infatti non bastano le chiacchiere e i bei discorsi a cambiare le cose. Abbiamo visto paesi cristiani come la Francia e la Germania respingere con cattiveria alle frontiere gli immigranti. Pensate che ora tutto cambierà?
E come mai tanti movimenti razzisti si dichiarano ferventemente cristiani? Si è mai visto un Papa scomunicarli? No, sappiamo tutti che nel ventennio nazi-fascista le leggi razziali, promulgate da tedeschi e italiani, non sollevarono nemmeno una flebile critica da parte della Chiesa.
Il fallimento del cristianesimo è proprio questo: è l'incoerenza tra principi e comportamento, è l'impotenza della parola.
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