Anche se ci fossero altri pianeti abitati, farebbero
tutti la stessa fine. Non c’è scampo per nessun essere vivente in questo
universo, perché lo stesso principio del divenire porta tutti
all’autodistruzione. È per questo che non troviamo mai gli extraterrestri.
Durano un po’ e poi scompaiono.
Nessuno può durare a lungo. Già nel concetto di
progresso e di sviluppo è implicito il concetto di autodistruzione. Solo il
non-divenire, la stasi, potrebbe farli durare più a lungo. Ma sarebbe il
contrario del divenire.
Invece gli esseri viventi hanno in sé la tendenza
all’autosviluppo e, dunque, sono destinati a divorare se stessi e il loro
stesso mondo.
La vita non è che una malattia, una specie di cancro
cosmico, e finisce sempre con la distruzione. Ognuno distrugge se stesso.
Nell’India antica era ben presente l’idea che il Dio
supremo, la forza creatrice avesse tre aspetti: quello della crescita, quello
della conservazione e quello della distruzione. Noi, invece, ci siamo
dimenticati il terzo volto.
Nessun essere vivente ha in sé la potenzialità di
durare oltre un certo limite. E noi intravvediamo già il perché.
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