Per la maggior parte delle persone, la religione si riduce a
chiedere protezione a qualche presunta divinità. Poiché la vita è dolorosa (e
perché mai se Dio è il Bene?), viene l’idea di rivolgersi a qualche Essere potente e magari onnipotente.
Ma la delusione è immancabile. Perché Dio è un parto
della nostra mente che si sente angosciata e cerca aiuto.
Si affaccia allora un’altra idea di religione. Poiché
noi siamo vittime della nostra stessa coscienza duale - che crea bene e male,
piacere e dolore, nascita e morte, eccetera -, lavoriamo proprio su di essa per
trascenderla e cambiare il nostro destino generale.
La trascendenza non è un Essere trascendente, ma la
trascendenza della nostra stessa coscienza. Questa è in grado di cambiare le
sorti di un mondo che essa stessa ha così mal-creato.
Non un Essere e neppure un Non-essere, non il Bene e
neppure il male, ma ciò che va aldilà del dualismo. Prima e dopo.
Non chiedete a un Dio di aiutarvi, ma impegnatevi a
percepire, in questa stessa vita, ciò che va al di là del corpo, della mente e
della vostra coscienza.
Per far questo non c’è bisogno di ritirarsi sull’Himalaya
o di scegliere una religione o un Dio. L’unico nostro tempio è proprio in noi -
nella trascendenza del corpo, della mente, dell’io e della coscienza, là dove
finiscono le parole e i concetti.
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