Quando ci
svegliamo la mattina, subito ci ricordiamo chi siamo, la nostra identità
corrente – e tutto ricomincia come prima, in un vertiginoso alternarsi di bene
e di male.
Per un po’ ce ne
eravamo dimenticati. Ed eravamo usciti dalla dialettica piacere-dolore. Nel
sonno profondo, quello senza sogni, il nostro io si era eclissato e non ne
sentivamo il bisogno. Nessuno sentiva questa esigenza, dunque non c’era dolore.
Eravamo al di là
della coscienza stessa.
Questa sarebbe
la condizione ottimale, ma la otterremo solo dopo morti. Nel frattempo, data
l’onnipresenza della sofferenza, non c‘è una condizione ottimale - esiste solo
il meno peggio.
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