Viveka è un termine sanscrito che significa discernimento ed è considerato una funzione basilare per accedere alla verità-realtà. Che cosa bisogna discernere? In sostanza il vero dal falso, il reale dall’irreale, il perdurante dal transitorio.
Noi viviamo nella dimensione dell’effimero, dell’illusorio e del temporale. Ma chi ne è consapevole, chi esercita viveka, insomma il testimone, non ne può far parte. Il fatto è che tutto ciò che conosciamo nel nostro mondo è una costruzione legata alla mente e al tempo.
La nostra vera identità non può dunque essere quella che ci appare come un oggetto di conoscenza, ma è colui o ciò che conosce. Non il conosciuto, ma il conoscente. Il testimone, che è al di là dell’inizio e della fine. Un minuscolo puntino di coscienza che la la capacità di osservare il mondo senza farne parte.
Viveka è perciò capacità di distacco.
Non si tratta comunque di avere una fede. Si tratta di sperimentarlo, di esserlo, qui e ora. Senza questa esperienza, non possiamo essere sicuri di niente.
Ricordiamoci non appena possibile nelle nostre giornate infernali che non siamo né il corpo né la mente. E neppure la coscienza abituale. Siamo la coscienza di tutto questo.
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