C’è sempre qualcosa di negativo nei miti
sulla creazione, c’è sempre qualcosa che va storto, c’è sempre una “caduta”, un
peccato originale. È come se gli uomini
si rendessero conto inconsciamente che la venuta al mondo non è tutta rose e
fiori, che c’è un prezzo salato da pagare.
Il fatto è che la venuta dell’essere spacca
l’unità originale, dove non c’erano problemi, e pone in essere anche il
non-essere. Insomma la venuta dell’essere è di per sé un disastro nella struttura
originaria.
Perché al mondo ci sono tante malattie?
Perché ci dev’essere sempre il gioco vita-morte, bene-male, inizio-fine, crescita-decrescita,
ecc.
Prima evidentemente non c’erano né
essere né non essere, né vita né morte, né inizio né fine, ecc. È la creazione
che mette al mondo la divisione, la spaccatura, insomma il dualismo, inerente
del resto a ogni processo di evoluzione.
All’origine c’era l’insieme, poi è
venuta la divisione, la lotta, il contrasto, la guerra per la sopravvivenza, lo
sfacelo.
Perché ci sia vita, ci devono essere
guerra e morte – è la logica del male. Tutti devono scontrarsi e uccidere gli
altri per vivere. È evidente: ecco perché in ogni mito, c’è una caduta.
Dentro di noi, in fondo, ce ne rendiamo
conto. C’è una parte di noi che si ricorda con nostalgia dell’origine in cui
non c’erano né affanni né problemi. È il testimone che, nonostante ogni
allettamento, se ne sta distaccato. È in attesa del ritorno nella tranquillità.
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