Imparare ad essere distaccati, a prendere le distanze non solo da un mondo pieno di illusioni, di follie e di impulsi distruttivi, ma sopratutto da sé - dal proprio corpo, dal proprio carattere e dal proprio senso di essere. Vedersi come ci vedrebbe un altro. Guardare le vicende che ci capitano come una tragicommedia inconsistente, ma capace di farci soffrire.
Ripeterci ogni mattina e ogni sera che non siamo ciò che vediamo, ma colui che è testimone di tutto questo, anche di sé.
Questo sarebbe l’ideale del saggio.
Certo è una lotta continua contro un mondo che ci reclama prepotentemente, che vuole coinvolgerci, che pretende le nostre energie, il nostro impegno e la nostra attenzione. Ma qual è l’alternativa?
La vita è breve e non vale la pena sprecarla inseguendo sogni e miraggi. Stare attaccati alla realtà, che non è questa prodotta dalla nostra mente, ma quella che osserva le nostre contorsioni.
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